Ci avviamo verso la fine del periodo di lockdown, fissato dal Governo per il giorno 3 maggio. Non sappiamo ancora precisamente in cosa consisterà la fase 2 della gestione dell’emergenza Coronavirus e quando saranno riaperte le chiese, ma fino ad allora continuiamo a portare il Vangelo nelle case dei lettori tramite le parole di Don Rino Caporusso. «In questa terza domenica di Pasqua, con la Parola di Dio, siamo invitati a fare la stessa esperienza dei due discepoli di Emmaus. Sulle strade della vita può accadere anche a noi di essere viaggiatori sconcertati, scoraggiati, feriti dall’esistenza, la fede può venire meno, ci può prendere la stanchezza, potremmo sentirci soli, abbandonati. E in questo periodo penso anche alla sofferenza degli ammalati, ai familiari dei defunti, ma anche a tutti noi, che siamo demoralizzati dal dover restare a casa. Anche i discepoli Emmaus si sentivano così. Il Maestro aveva suscitato grandi speranze, ma la Sua condanna a morte li aveva distrutti. La croce e la tomba non permettevano più illusioni. E procedevano la loro vita senza entusiasmo e delusi. Ma proprio nella sera di Pasqua, senza farsi riconoscere, Gesù li raggiunge sulla via e racconta loro le vicende legate alla morte e alla Risurrezione di Cristo. Mentre ascoltano la spiegazione dei fatti alla luce delle Scritture, pian piano la loro tristezza si trasforma in gioia. La gioia raggiunge il suo culmine quando Lo riconoscono nel momento in cui spezza il Pane. Tra la spiegazione delle Scritture e lo spezzare del Pane il discepolo di Cristo crede fermamente che è possibile aprire gli occhi e riconoscere Gesù. E loro lo riconobbero. Ciò avviene ogni volta che si celebra l’Eucarestia, che si vive l’Eucarestia nell’ascolto della Parola e nella fraternità della comunità. I gesti sono sempre quelli, basta un po’ di pane e un po’ di vino, cose alla portata di tutti e fermarsi almeno ogni settimana per riprendere fiato. In questo periodo in cui siamo costretti a stare a casa, la Chiesa ci invita a seguire la liturgia tramite i mezzi di comunicazione e a sentirci davvero Chiesa in comunione con il Padre all’interno della Chiesa domestica, vivendo nella preghiera e facendo la Comunione spirituale attraverso l’ascolto della Parola di Dio. Questo ci permette di aprire gli occhi e riconoscere Gesù. Ecco come il Risorto, il Vivente è vicino a noi e fa il nostro stesso cammino. Non dobbiamo ostacolare l’incontro con Lui con superbia e superficialità. Perché è sufficiente una parola che ci colpisce, un pensiero che ci viene di fronte a una disgrazia, il sorriso di un amico o di un malato, un dispiacere, una delusione, e possiamo accorgerci che Cristo ci viene vicino. Concludo con un augurio come quello che si scambiavano i primi cristiani in tempo di Pasqua, invitandoci a tenere cuore e occhi aperti. Cristo è risorto alleluia, alleluia. Cristo è veramente risorto, alleluia, alleluia».