«Non eravamo intervenuti nel dibattito a senso unico sul Palazzo delle Poste – ci tengono a precisare dalla Sezione barlettana di Italia Viva, attraverso le parole di Ruggiero Crudele – condividendo gli interventi dei tanti che auspicavano l’esercizio della prelazione da parte dell’amministrazione comunale, nella convinzione, ahinoi, che il Consiglio Comunale non potesse fare diversamente, di fronte al sentire collettivo e a pochi mesi dall’aver esercitato analogo diritto sull’immobile, certo significativo ma meno pregno di vissuto cittadino, di via Cialdini. Oggi, esterrefatti, registriamo un passaggio oscuro per la nostra città, e suonano beffarde e umilianti le rassicurazioni del Primo Cittadino subito dopo il voto in Consiglio per il suo impegno a futura (!) memoria: la massima assise democratica cittadina che deroga al suo dovere istituzionale, consegnando “l’anima” della città a dei privati imprenditori, nascondendosi dietro l’alibi del vincolo che impedirebbe a quegli stessi di procedere secondo i loro legittimi interessi.

Né vale trincerarsi nelle difficoltà di cassa, certo reali, ma che proprio per questo avrebbero dovuto da tempo vedere l’amministrazione attivarsi per reperire i fondi necessari, attingendo a finanziamenti regionali, e soprattutto europei, senza trascurare le risorse del Recovery Fund, che certo avrebbero potuto essere richiesti. Perché qui si tratta di “ripartenza” della comunità, ripartenza che è anche culturale e di rinnovata coesione civica. Tantomeno si può chiamare in causa l’abbondanza di immobili inutilizzati già di patrimonio comunale. Pertanto, se errare è umano, il perseverare diventa offensivo per i cittadini, e tra l’altro con gli stessi proprietari del Palazzo delle Poste si sarebbe potuto intavolare, vista la loro dichiarata disponibilità, un discorso più ampio al riguardo della valorizzazione dell’intero patrimonio pubblico.

Purtroppo, se la Politica, dal governo nazionale a quello locale – conclude Crudele – non ha progettualità, lungimiranza e visione, è sempre la Comunità a pagarne le conseguenze. Chissà se il Nuovo Anno potrà segnare uno scatto d’orgoglio e un ravvedimento quanto mai auspicabile».