Altra puntata della soap-opera barlettana intitolata “Compravendita dell’ex Palazzo delle Poste”. Questa volta sorprendentemente, visto che i termini per qualunque intervento sembravano terminati, e il Consiglio comunale si era espresso contro la prelazione per l’immobile sulla cui facciata laterale ci sono i segni dell’eccidio nazista, primo atto di rappresaglia sul territorio italiano, del ‘43 nella centralissima piazza Caduti. Ma i giochi non sono chiusi. A riaprirli un ricorso da parte del Comune di Barletta per annullare il decreto di vendita da parte di EGI-Poste italiane alla società privata barlettana acquirente, Palladio Srl. Ma poiché sono scaduti i termini per rivalersi al Tribunale Amministrativo Regionale, è stato messo nero su bianco un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica; si chiede a questo di esprimersi sulla correttezza dell’autorizzazione espressa dalla Soprintendenza, e dunque dal Ministero dei Beni Culturali.

In sostanza, il Comune ha deciso di far valere la questione, posta proprio su queste pagine, e poi in Consiglio comunale, dal consigliere di maggioranza Giuseppe Bufo. Proprio quell’opportunità di sostituire nel testo la congiunzione disgiuntiva “o” con la congiunzione copulativa positiva “e”, sostituendo la precedente versione: “AUTORIZZA …. 1) Destinazioni d’uso compatibili: L’immobile in questione dovrà prevedere una destinazione d’uso che risulti compatibile con il suo carattere storico-culturale o tale da non arrecare pregiudizio alla sua conservazione ed al pubblico godimento…” con la seguente nuova versione: “AUTORIZZA… 1) Destinazioni d’uso compatibili: L’immobile in questione dovrà prevedere una destinazione d’uso che risulti compatibile con il suo carattere storico-culturale e tale da non arrecare pregiudizio alla sua conservazione ed al pubblico godimento..”.

Potrebbe sembrare un bizantinismo da azzeccagarbugli. Forse lo è, ma, se la richiesta viene accolta, riesce a dare risultati importanti: il primo è una maggiore tutela al bene vincolato che a quel punto pone un forte limite nei confronti del possibile privato acquirente; seconda cosa, non meno importante, anche a dire dello stesso Cannito, sarebbe un ottimo motivo per dilazionare i tempi e continuare a cercare altre soluzioni per l’Ente pubblico. Del resto, il Primo cittadino aveva già detto a commento del rifiuto di esercitare il diritto di prelazione, che comunque le avrebbe provate tutte, fermo restando che il Comune non ha le capacità finanziarie per l’acquisto e la ristrutturazione necessaria.