Il Consiglio comunale, riunitosi ieri pomeriggio presso la Sala consiliare di via Zanardelli nel Polo della legalità e sicurezza, si è aperto con gli aggiornamenti del Sindaco e dell’assessore alle Politiche sociali Salvemini, sull’incidente del 16 giugno scorso che ha visto il parziale crollo di una palazzina in via Curci: com’è noto, i feriti sono tre in serie condizioni, di cui uno molto grave; i Servizi sociali sono intervenuti con tutti i professionisti del caso per assistere le famiglie che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni, il Comune è intervenuto anche economicamente, attingendo dalle risorse per le emergenze. Una riflessione molto interessante sul tema è stata esposta dalla consigliera Carone (M5S): questo crollo si trova a poche decine di metri da quello molto più tragico del 2011 di via Roma, costato cinque giovani vite di donne barlettane, non a caso; infatti, si tratta di una zona costruita nei primi del ‘900, centralissima ma che non gode delle attenzioni come il centro storico. Sarà necessario intervenire attraverso il Piano Urbanistico Generale, ma anche attraverso i Piani di Zona, vista l’eterogenea popolazione residente.

Torna la questione dell’abbattimento del pino secolare di via Vittorio Veneto, in seguito all’annuncio di Legambiente riguardo alla sua rovinosa fine. La vicenda ha avuto inizio dallo scorso dicembre, ma l’accusa rivolta dalle associazioni ambientaliste cittadine all’Amministrazione comunale riguarda il non essersi presentata in giudizio per tempo, per cercare di evitare il definirsi di una sentenza che già aveva stabilito la rimozione dell’albero a tutela del privato residente nei pressi. La storia è stata evidenziata da noi negli scorsi mesi, ma alla sospensione ottenuta a gennaio, oggi fa seguito la diretta ordinanza del giudice, ufficializzata anche in Consiglio, che già da domani (ndr, oggi) prevede l’inizio dei lavori di abbattimento che si dovrebbero concludere entro venerdì. La polemica andata in scena durante i lavori del Consiglio di ieri, è stata sollecitata dal consigliere Basile (M5S), che ha denunciato il ritardo del Comune come causato dall’interesse del consigliere di maggioranza Giuseppe Bufo, avvocato del privato che ha chiesto l’abbattimento. Accuse gravi, che hanno acceso i toni sia dei diretti interessati, sia del Sindaco e dell’assessore Cefola, in difesa della legittimità di Bufo nello svolgere il proprio lavoro. Il tentativo di richiedere la “monumentalità” dell’esemplare arboreo, non ottenuta, è stato un tentativo in extremis su cui già si erano espresse delle perplessità. Cannito ha chiarito che l’amministrazione ha fatto tutto il possibile per tentare di salvare l’albero, ma ciò pare non aver sortito nessun effetto giuridico. L’ipotesi, inizialmente riportata anche dal Tribunale di Trani, riguardo al possibile spostamento della pianta, sarebbe costata oltre 80.000 €, inoltre senza nessuna garanzia sull’attecchimento nella nuova allocazione; soluzione respinta. Resta che il Comune poteva muoversi in tempo, evitando quegli “ritardi amministrativi”, ma l’esito non sappiamo se sarebbe stato diverso. Ciò che conta è la legge in uno stato democratico come l’Italia.

Argomento molto complesso e complicato, quello riguardante l’informativa al Consiglio comunale del parere dell’Avvocatura ancora sul tema LIDL, facendo seguito alla richiesta delle opposizioni di un punto all’ordine del giorno già rinviato la settimana scorsa, per dar tempo all’Amministrazione di deliberare in Giunta nuovi passaggi propedeutici alla soluzione della vicenda. La storia come noto, e ribadito anche dall’avv. Caruso dell’avvocatura comunale, risale a più di 20 anni fa, vedendo la successione di numerosi tecnici che si sono occupati della vicenda. Del resto, l’Urbanistica non è una materia dall’esito lineare e facilmente interpretabile dal punto di vista legislativo. Ricordiamo che l’attuale contestazione, soprattutto da parte di molti cittadini, si è scatenata in seguito alle recenti autorizzazioni comunali a costruire un nuovo supermercato proprio vicino al Castello.

Il Primo cittadino ha inteso soffermarsi sul percorso su cui l’Amministrazione sta lavorando per addivenire ad una soluzione. «Là sopra non ci vogliamo un supermercato, come hanno detto i cittadini – ha chiarito Cannito – Questo è ciò che intendiamo fare, poi sarà la magistratura a dire se quell’autorizzazione a costruire era legittima o no. […] Noi siamo andati avanti: vogliamo acquisire al patrimonio comunale quel terreno. D’altronde, nel DPP, approvato da quest’Amministrazione, quell’area viene identificata come contesto urbano storico da valorizzare». Per far ciò bisogna essere proprietari del terreno, che sostanzialmente il Comune non può permettersi di acquistare, e perciò può espropriarlo solo avvalendosi della pubblica utilità, attraverso la perequazione con i legittimi proprietari. «Intanto – prosegue il Sindaco – è necessario apporre un vincolo di esproprio su quell’area. L’abbiamo candidata ad un progetto di 20 milioni (n.d.r., “Sfida del borgo” di cui abbiamo parlato) e per cui abbiamo approvato in Giunta uno studio di fattibilità».

Inoltre, è stato revocato l’avviso pubblico n. 449 del 15/03 del 2004, relativo al Contratto di Quartiere II; il Comune aveva apposto dei vincoli su quell’area e non ha mai più realizzato nulla. Quello stesso terreno è stato proposto alla LIDL, che è parsa disponibile alla soluzione. «Prima di perequare quelle aree dobbiamo capire i valori economici – ha concluso Cannito – affidandoci ad un organo terzo istituzionale, che è l’Agenzia del Demanio di Roma. Entro 30 giorni il Consiglio comunale sarà chiamato per l’approvazione del vincolo di esproprio che dura 5 anni». Tale ragionamento confida sulla legittimità dei procedimenti autorizzativi, ma in caso contrario, come ipotizzato dall’opposizione, il valore di quell’area limitrofa al Fossato del Castello varierebbe notevolmente.

Dopo il Consiglio comunale è stato sciolto per mancanza del numero legale.