‘Dignità’ è la parola chiave per comprendere l’importanza di una battaglia di civiltà, quale la richiesta di legalizzare l’eutanasia con un referendum abrogativo. La libertà fino alla fine. Dalla sofferenza si deve poter trovare scampo. Ieri, un incontro informativo sul tema in Piazza Plebiscito, area da mesi ormai adottata dall’associazione “Ambulatorio Popolare”, promotrice dell’incontro con l’MGA, sindacato nazionale forense.

Ad illustrare tecnicamente l’iter previsto e le ragioni della campagna referendaria, è intervenuta l’avv. Valentina Restaino, tesoriere nazionale MGA. Di due anni fa ormai, la richiesta della Corte Costituzionale di regolamentare la materia, ma nulla è stato fatto. La Politica non è stata in grado, come spesso accade, di intervenire su una questione tanto delicata, ma non più rinviabile. Il quesito andrebbe ad eliminare una parte della norma penale già esistente, fermo restando la capacità di intendere e di volere dell’individuo. Sarebbe utile che comunque il Parlamento tutto intervenisse con una legge ad hoc per non lasciare un vuoto giuridico, ma in attesa di questo, l’associazione “Luca Coscioni” propone un referendum abrogativo che apre decisamente la discussione. La relatrice ha evidenziato anche la differenza con il testamento biologico, che è una volontà espressa, che ha efficacia solo quando la persona, premuratasi di redigerlo precedentemente, non è più in grado di espletare le proprie volontà; invece all’eutanasia può far ricorso il malato grave, ancora in grado di scegliere.

Come quello barlettano, attivissimo in questi giorni di ferie estive, tantissimi tavolini hanno raccolto le firme nelle piazze italiane, grazie all’operosità dei volontari, superando quota 400.000 firme; necessarie, come noto, per la richiesta di referendum, sono 500.000, e tale quota dovrà essere raggiunta entro il mese di settembre. Occorre dare strumenti ai cittadini per permettere loro di scegliere sulla propria vita.