“La pandemia ha evidenziato una significativa disparità territoriale nell’erogazione dei servizi, in particolare in termini di prevenzione ed assistenza sul territorio, un’inadeguata integrazione tra servizi ospedalieri e servizi sociali, tempi di attesa elevati per l’erogazione di alcune prestazioni. La Missione 6 sulla salute del PNRR, ha previsto 7 miliardi sulle reti di prossimità, di cui 631 milioni per la Puglia. Risorse che dovrebbero servire a rafforzare le prestazioni da erogare sui territori, con la creazione di strutture e presidi territoriali come le Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità, il rafforzamento dell’assistenza domiciliare, lo sviluppo della Telemedicina ed una più efficace integrazione con tutti i servizi socio-sanitari, in raccordo con la rete ospedaliera”. Il segretario generale della Cgil Bat, Biagio D’Alberto, esamina la situazione dei fondi sulle reti di prossimità previsti dal Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza preparato dall’Italia per rilanciarne l’economia dopo la pandemia di COVID-19, al fine di permettere lo sviluppo verde e digitale del Paese.

“Questa condizione è nota alle Regioni già dalla fine di aprile. Così come era nota anche la tempistica sulla predisposizione dei progetti per intercettare i finanziamenti, nel rispetto dei tempi che l’Europa ci impone. A monte di tutto, la logica richiederebbe che ci fosse la programmazione di un piano sanitario regionale, in accordo con i territori che veda prevalere l’intreccio tra rete ospedaliera e reti di prossimità. Ma a prevalere è il nulla. Non c’è al momento nessun disegno organico su come far viaggiare la sanità in Puglia. Certo, c’è stata la presentazione di alcuni progetti sulla medicina, sta emergendo la predisposizione di alcune idee – progetto (con molto affanno), da parte delle Asl Bari, Brindisi, Lecce e Taranto che assorbirebbero poco più della metà delle risorse messe a disposizione. Ma non sappiamo se raggiungeranno la meta. La Asl/Bt ci sembra che non sia pervenuta. Si prevederebbe qualche sovrapposizione tra gli attuali Presidi territoriali di assistenza ed i nuovi ospedali di comunità. Quasi certamente si invocherà l’emergenza dei tempi per eludere il confronto, quando queste cose erano note già ad aprile. Si dirà che non ci sono tecnici e progettisti per un’appropriata programmazione. Il tema su cui ragionare è che si sta disegnando la sanità territoriale dei prossimi anni e non solo le organizzazioni sindacali sono state coinvolte, ma da quello che emerge neanche i sindaci stiano toccando palla sulla dislocazione delle 120 case di comunità e dei 31 ospedali di comunità spettanti ai comuni pugliesi, insieme alla telemedicina ed al rafforzamento dell’assistenza domiciliare. Quanti ospedali di comunità e case di comunità sono previsti nella Bat?  Hanno i sindaci di questa provincia la percezione di cosa sta succedendo? Viene lo sconforto nel vedere come questioni così rilevanti per la vita dei cittadini e delle nostre comunità si stiano consumando con un grado di così spaventosa approssimazione, senza alcun coinvolgimento dei territori e con il rischio di perdere le tante risorse disponibili”, conclude D’Alberto.