Anche la carcassa di una pecora tra i tanti cumuli di rifiuti. Passano gli anni ma l’emergenza rappresentata dall’abbandono indiscriminato dei rifiuti non accenna a diminuire. Emblematico lo stato in cui versa il vallone Tittadegna, un corso d’acqua trasformato nel suo tratto finale (sfocia nel fiume Ofanto) in uno sconcertante canalone di cemento. Qui accanto al cadavere dell’ovino vi è di tutto: copertoni, lattine di plastica, cumuli di audiocassette, di videocassette, cassette per il trasporto della frutta ed anche tanti sacchetti di rifiuti chiusi. Non solo ma vi sono anche documenti che potrebbero ricondurre ad una ditta che, incautamente, ha conferito i suoi rifiuti alla persona sbagliata.
Uno scenario sconcertante rappresentato da quintali e quintali di rifiuti speciali e pericolosi (in particolare la carcassa dell’animale che sarebbe opportuno verificare le cause della morte) che, alla prima piena, finiranno prima nel fiume Ofanto e da qui nel mare tra Barletta e Margherita di Savoia.

Non è passato tanto tempo da quando un gruppo di ambientalisti barlettani denunciò lo stato in cui versava il vallone Tittadegna. Anche allora vi erano tanti cumuli di rifiuti, poi rimossi. Ed anche adesso la segnalazione è di uno di loro, Antonio Binetti (subacqueo ambientalista), che sollecita anche le autorità pubbliche ad intervenire per la bonifica e soprattutto per cercare di prevenire un fenomeno che, purtroppo, interessa anche altre zone del territorio: Ariscianne, tra Barletta e Trani, le cave, tra Barletta ed Andria, i territori al confine tra questi ultimi comuni. Non solo ma dappertutto è possibile rinvenire cumuli di rifiuti dispersi. Si tratta del fenomeno noto come “discarica selvaggia”, mai adeguatamente contrastato e debellato. Tutto questo in una zona soggetta a inquietanti fenomeni di inquinamento dell’aria, del territorio e del mare.