L’etimo del verbo “coltivare”, corrispondente italiano del latino colo, is, colŭi, cultum, ĕre, possiede una culla semantica variegata, che dal più letterale coltivare può estendersi anche a significati come frequentare, onorare e/o celebrare.

Il giovane studente barlettano Luigi Carbone, per gli amici di Retake Barletta (e non solo) detto “Gigi”, pare averli ossequiati tutti, facendo dono del suo impegno e della sua dedizione ad un giardino sito in via della Pace, proprio nella città della Disfida.

Il ragazzo, mascotte retaker, con il solo aiuto della propria resilienza e forza di volontà, ha infatti ingentilito la silhouette trasandata e trascurata dell’area verde barlettana, piantando diversi fiori, allestendo cestini (dipinti a mano) per la raccolta dei rifiuti, portacicche per non far disperdere i mozziconi di sigaretta e ha messo a disposizione bustine per le deiezioni animali, da destinare a tutti i cittadini che tendono a dimenticare che Barletta non è una discarica a cielo aperto.

Gigi non ha semplicemente coltivato dei fiori, ma ha dimostrato che amare un luogo significa renderlo fruibile, un posto che tutti vorrebbero frequentare; lo ha onorato, rendendogli giustizia, ridandogli il lustro che merita; lo ha celebrato, condividendo la sua nuova rinnovata bellezza con chi, oltre a lui, è pronto a prendersene cura.

Abbiamo ascoltato le parole di questo fedele complice dell’ambiente, per fare in modo che il suo gesto possa essere un moltiplicatore di esempi, nutrito di quella “leggerezza calviniana che alleggerisce le brutture vissute nel quotidiano rimuovendone la sporcizia” (estratto dal post pubblicato sulla pagina Facebook di Retake Barletta).

Partirei dal chiederti come ti sei avvicinato al tema ambientale. Ne hai sentito parlare a scuola, sui social o attraverso altri strumenti di divulgazione?

«Diciamo che è una cosa innata. Da piccolo andavo molto in campagna con mio padre e vedevo quanto fosse bella, però quando ritornavo in città non capivo come mai quella bellezza, la bellezza della natura, dovesse essere rovinata dall’inciviltà».

Come è nata l’idea di ripulire e abbellire il giardino in via della Pace?

«Mio padre lavora lì vicino e ogni giorno vado da lui dopo la scuola. Mi trovo sempre a passare da lì e non potevo rimanere indifferente a quella inciviltà».

Quali strumenti hai utilizzato per il tuo lavoro e dove hai imparato a svolgere attività come la piantumazione di fiori?

«Come utensili non uso molte cose, mi basta soltanto una busta e dei guanti la maggior parte delle volte per andare a ripulire il giardino. Ho imparato tutto con l’esperienza, andando in campagna con mio papà, e piantando qualche pianta lì mi sono innamorato anche del giardinaggio».

È stato difficile svolgere tutto questo da solo?

«Alcune volte non ero da solo, c’erano anche alcuni amici che mi davano consigli su come curare e potare le piante e farle crescere, ma anche fare ricerche su internet mi ha aiutato molto, l’importante è avere tempo e pazienza. Soprattutto mi sono avvicinato attraverso l’associazione Retake Barletta che mi ha dato sempre un gran supporto e lì ho conosciuto anche un sacco di persone meravigliose».

Quanto tempo hai impiegato?

«Non c’è una durata precisa, bastano anche 5 minuti al giorno prima di ritornare a casa, anche soltanto togliere qualche bottiglia di vetro o carta gettata qui e là. Di solito vado anche il pomeriggio quando ho pochi compiti, o il sabato o la domenica».

Cosa pensi della situazione ambientale in Italia e a Barletta? 

«Per quanto riguarda l’Italia, ho visto, almeno per quelle poche volte che sono andato al Nord, che c’è molto senso civico, ma questo cambia da zona a zona, invece qui la situazione è disastrosa, basta guardarsi intorno quando cammini in città per vedere un sacco di carte e mozziconi e alcune volte anche feci di cane non raccolte. Infatti in quel giardino c’è di tutto ed è stato difficile ripulirlo da tutti i vetri rotti, plastiche e mozziconi mischiati nella terra».

 

Se volessi dire qualcosa su questo tema ai tuoi coetanei, cosa diresti loro e quali consigli daresti?

«Beh sicuramente di pensarci su prima di lasciare qualcosa per terra o magari imbrattare le strade con qualche graffito qua e là. Di rendersi conto che casa nostra non è solo quelle quattro mura di un edificio che ci circondano, ma l’intero mondo e per questo va rispettato. Infatti è facile sporcare ma difficile pulire, e se non rispettiamo l’ambiente che ci circonda non ci sarà più un futuro per noi. Il consiglio che vi do è di riflettere un po’ su queste parole e magari ogni tanto se vi va il sabato o la domenica invece di sprecare il vostro tempo sul cellulare o per qualche altra cosa, usatelo per fare qualche buona azione magari anche raccogliendo qualche carta da terra o partecipando a uno dei nostri eventi di Retake».

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

«Il mio sogno è quello di lasciare un segno a questa generazione e alle generazioni future con delle buone azioni, e dedicare la mia vita al prossimo, sperando che un giorno vedrò un mondo migliore fatto di rispetto, fratellanza e pace per gli uomini e la natura».

 

Stando alle indagini condotte da ISTAT, la tematica ambientale ricopre un margine di interesse particolarmente elevato tra le generazioni più giovani, essendo proprio i ragazzi ad aver partecipato più attivamente al dibattito ecologico nell’ultimo anno.

Gigi è sicuramente in mezzo a questo esercito, che fa di zappe, rastrelli, scope e cestini il proprio armamento. Solo irrorando la mente al rispetto, potrà davvero “nascere un fiore nel nostro giardino” ed essere celebrato, onorato, frequentato ma soprattutto… coltivato.

 

A cura di Carol Serafino