Michele Fazio è nato il 21 settembre del 1985 a Bari. Cresciuto con i suoi amici nelle stradine di Bari vecchia, trascorre la sua adolescenza lavorando la mattina in un bar e andando a scuola la sera per conseguire il diploma.

Il suo sogno è di entrare nell’Arma dei carabinieri. La sera del 12 luglio 2001 però, la vita di Michele viene improvvisamente spezzata.

Il 16enne barese viene colpito per sbaglio da un colpo alla nuca. L’obiettivo era quello di vendicare la morte di Francesco Capriati, ucciso dai rivali del clan Strisciuglio.

Michele era “o uagnon bun” come lo hanno definito i suoi assassini subito dopo l’agguato, rompendo il silenzio con l’urlo «Abbiamo ucciso un bravo ragazzo».

Michele non c’entrava nulla con la malavita, ma si è ritrovato coinvolto in una sparatoria tra clan rivali, Capriati e Strisciuglio.

Quei colpi diretti a un appartenente del clan Strisciuglio hanno mancato il bersaglio e colpito un innocente.

Michele, a soli 16 anni, nel fiore della sua adolescenza, pieno di speranze e sogni per il futuro, perde così la vita in un agguato, scatenato da una guerra di mafia per contendersi il controllo del territorio, degli affari, del traffico di droga.

Per non dimenticare questa storia, sono intervenuti a Barletta Lella e Michele Fazio –genitori della vittima – presso i giardini Baden Powell, diventati ormai centrali nell’ospitare cultura e volontariato.

L’evento, che si è svolto nella giornata di venerdì 28 luglio, ha avuto come obiettivo quello di non trascurare la memoria di Michele, ma anche di tantissime altre vittime innocenti della mafia.

«La maggior parte delle vittime di mafia non ha avuto verità e giustizia – sottolinea Giorgio Carpagnano, referente del presidio di “Libera Barletta” e tra gli organizzatori della serata –. Quella di Michele invece, seppur dolorosa, è comunque una storia da cui ricominciare. Dovremmo fare nostra la forza di Pinuccio e Lella ed avere il coraggio di parlare e denunciare la mafia, anche quando si nasconde dietro l’economia. Quei soldi sporchi, sono soldi tolti per esempio agli ospedali e alle scuole. La mafia opera ormai dietro le quinte, dietro i favoritismi, anche questa è mafia.

A Barletta la mafia è presente, ma è sottovalutata e si nasconde meglio. Parlatene sempre, facciamo nostra questa storia».

Altresì la scelta della cornice in cui ha preso vita l’incontro non è affatto casuale: una delle tante piazze di spaccio, ma che dopo la riqualificazione operata dalla congregazione ambientalista “Legambiente” sta pian piano riprendendo forma e tornando un luogo in tranquillo in cui bambini e ragazzi possono trascorrere il tempo libero.

Promotrice dell’iniziativa di sensibilizzazione è stata anche l’équipe del progetto “Semi di legalità” dell’azione cattolica del settore giovani della diocesi.

«Con Semi di legalità vogliamo portare avanti la cultura della legalità insieme alle altre associazioni – asserisce Angelo Michele Larosa, referente del programma –. Collaborando sinergicamente infatti si ha un risultato migliore.

Il tema della legalità deve essere affrontato in tutti i luoghi, dall’ambito scolastico a quello familiare, perché spesso questa tematica viene affrontata fin troppo poco a causa della paura.

Per questa ragione abbiamo voluto organizzare questo ciclo di incontri nelle scuole, aperti al pubblico ed anche per i più piccoli attraverso letture animate».

Con l’aiuto dei genitori Lella e Pinuccio Fazio pertanto la storia spezzata di Michele e l’assurdità della sua morte innocente tornano a ricomporsi per diventare quella memoria collettiva di cui non solo Bari, ma ogni città che protegge i propri figli deve riappropriarsi, con la consapevolezza che occorre sempre volere, pretendere, provocare una giustizia e un impegno a volte troppo difficili per gli onesti.

Con questo intento è nato anche – come spiega il padre Pinuccio – un libro dedicato alla storia di Michele, dal titolo Il grido e l’impegno. La storia spezzata di Michele Fazio (Stilo Editrice, 2012), scritto da Francesco Minervini.

Papà Pinuccio, che sembra ormai avere un instancabile e incontrastabile attivismo, presenterà e porterà questo libro nelle scuole, affinchè «si semini per raccogliere. Io sto seminando ed anche raccogliendo sempre buoni frutti. Continuerò a raccontare la storia di mio figlio per salvare i giovani dalle mafie».

 

A cura di Francesca Caputo