I medici definiscono ‘sindrome dell’arto fantasma’ la sensazione di presenza di un arto a seguito della sua amputazione. Alcuni pazienti riferiscono di avvertirne chiaramente la posizione e di poterlo muovere, come se fosse ancora lì. Deve essere simile alla sensazione che proviamo quando qualcuno che abbiamo amato non è più con noi. Percepiamo ancora il calore del suo abbraccio, ci sembra che ci accompagni mentre camminiamo, a volte, tra la folla, possiamo sentire nitidamente anche il suono della sua voce.

Questa volta scoprire l’etimologia della parola mancanza non ci servirà ad aprire nuovi scenari semantici, piuttosto a trovare conforto nella certezza della presenza. La mancanza si fa piccola fino ad arrivare a mancus che nel suo significato primitivo vuol dire ‘privo di una mano’. La lingua italiana, nel suo infinito percorso, ha formato due parole: manco e monco, dove quest’ultima conserva la specificità della privazione manuale, mentre la prima rimanda all’essere ‘menomato, difettoso’, che è così che ci sentiamo quando a lasciarci  è qualcuno che va via senza tante spiegazioni.

Di qualunque cosa sia fatta la mancanza, le sensazioni che avvertiamo sono le medesime. Il vuoto che ci portiamo dentro ha la forma dell’amore che abbiamo dato e ricevuto, poiché esistiamo nella misura in cui amiamo e siamo amati. Possiamo illuderci di riempire quel vuoto, con il rischio, poi, che a mancarci saremo noi stessi.

Mi manchi, eppure ti sento.

Difettosi nell’ingranaggio proseguiamo la nostra vita trovando sollievo in un abbraccio al profumo di lavanda, con la consapevolezza che è impossibile spiegare la mancanza, così come racconta Arthur Golden nel suo romanzo Memorie di una geisha: “Al tempio c’è una poesia intitolata “la mancanza”, incisa nella pietra. Ci sono tre parole, ma il poeta le ha cancellate. Non si può leggere la mancanza, solo avvertirla.

Chi è Chiara Fiorella:

Chiara Fiorella, insegnante e copywriter, è laureata in Filologia moderna all’Università degli studi di Bari, Aldo Moro. Docente di Lettere presso la Scuola Superiore II grado.