E’ cominciato davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Bari il nuovo capitolo giudiziario sull’omicidio di Michele Cilli, il 24enne di Barletta scomparso a gennaio del 2022, il cui corpo non è mai stato ritrovato. La difesa ha infatti impugnato la sentenza di primo grado emessa con rito abbreviato dal gup del Tribunale di Trani, Ivan Barlafante, il 30 marzo scorso quando vennero condannati a 18 anni e 8 mesi di reclusione il 36enne Dario Sarcina, accusato di omicidio volontario, e a 5 anni e 8 mesi il coetaneo Cosimo Damiano Borraccino, quest’ultimo per il reato di soppressione di cadavere e favoreggiamento. I due imputati si sono sempre dichiarati innocenti.

Secondo la ricostruzione dei fatti, all’esito del primo grado di giudizio, l’autore materiale dell’omicidio sarebbe stato Sarcina mentre Borraccino lo avrebbe aiutato a far sparire il corpo della giovane vittima. La sera della scomparsa Michele Cilli si trovava in un bar del centro di Barletta e venne visto allontanarsi a bordo della Golf nera di Sarcina. Le immagini di alcune telecamere di videosorveglianza hanno ripreso il tragitto dell’auto, il suo ingresso in un garage di via Ofanto (in corrispondenza del condominio del fratello di Sarcina, persona estranea alla vicenda) e poi l’ultimo spostamento verso l’abitazione di Borraccino. Poco dopo Sarcina è tornato nello stesso bar del centro ma senza Cilli. Borraccino, invece, avrebbe riempito una tanica di benzina per poi raggiungere il garage di via Ofanto. Il gps dell’auto di Borraccino ha indicato successivamente lo spostamento in una zona di campagna in contrada Cavaliere dove gli inquirenti hanno rinvenuto un paio d’occhiali risultati essere quelli di Michele Cilli. Del corpo, invece, nessuna traccia.

La difesa dei due imputati verte su due aspetti: non ci sarebbe certezza che il giovane ripreso dalle telecamere insieme a Sarcina fosse proprio il 24enne scomparso; e poi ancora secondo la difesa il quantitativo di benzina nella tanica di Borraccino non sarebbe stato sufficiente per distruggere il corpo, oltre al fatto che non sono mai stati trovati segni di bruciatura. I legali dei due impuntati sostengono la mancanza di un movente, mentre per il giudice l’omicidio sarebbe maturato per questioni relative allo spaccio di droga.