La primissima rappresentazione di un veicolo che assomigliava alla moderna bici è da far risalire a Leonardo Da Vinci: in un disegno del 1490 contenuto nel Codice Atlantico si trova una “macchina” con due ruote, un’asse di legno che le tiene assieme, un manubrio e una specie di catena che collega i pedali alla ruota posteriore. L’invenzione di una bicicletta in grado di essere utilizzata arriverà tuttavia solo nel giugno del 1817 grazie al barone tedesco Karl von Drais. La bicicletta compie dunque 200 anni e festeggia così una storia affascinante che ha cambiato il concetto stesso di spostamento su strada.loc mestieri in bicicletta ultima versione (1) Dal giorno in cui fu inventata, la bici si è lentamente introdotta nel nostro quotidiano, diventando un oggetto di uso comune in tutti i paesi del mondo. La bicicletta fa parte della storia di ognuno di noi, è un mito senza tempo. È per tutti una sorta di cordone ombelicale con l’infanzia e con l’adolescenza e ad essa sono legati i ricordi più dolci. La prima bici ricevuta in regalo, il nonno che ti insegna a pedalare, il momento magico della rimozione delle rotelle di sostegno nella ruota posteriore. E, con il passare del tempo, la bicicletta scandisce i ritmi della nostra crescita per diventare l’icona di attimi diversi. La bicicletta insomma rappresenta la nostra vita ed evoca suggestioni e sensazioni struggenti riportandoci indietro nel tempo, rievocando personaggi appartenuti alla nostra storia e attimi vissuti in qualche caso in prima persona o altre volte più da lontano. Nelle nostre città del passato, molto più piccole di oggi, tutto si poteva raggiungere a piedi o in bicicletta. Il commercio e le attività ambulanti rappresentavano una parte importante dell’economia cittadina e la bicicletta era il principale mezzo di spostamento. Vere e proprie botteghe ambulanti, modificate e attrezzate con vari strumenti per lo svolgimento di diverse attività, le biciclette esposte offrono uno spaccato di vita popolare e documentano antichi mestieri, alcuni dei quali oggi scomparsi. Nella vita quotidiana dell’Italia del Dopoguerra, che con grande fatica cercava di sollevarsi da una condizione di distruzione e povertà, la bicicletta diventa simbolo della ripresa economica e del riscatto socio-culturale. Per chi la possedeva era un bene prezioso di cui prendersi cura, perché era l’unico mezzo di locomozione. Per chi la utilizzava per spostamenti di lavoro era il simbolo della “fatica” quotidiana per lo svolgimento del proprio dovere. Dall’Italia del Dopoguerra all’era di Facebook è passato molto meno di un secolo: eppure i valori del passato che la bicicletta rappresenta non devono essere dimenticati. Essa è la piccola storia di ognuno di noi, ma anche la storia delle staffette partigiane, la storia di amori e amanti, la storia dello sviluppo turistico. È la bicicletta di Bartali e Coppi, in un duello eterno che spaccò l’Italia in due.

L’iniziativa intende dunque offrire a tutti l’occasione di fermarsi a condividere un ricordo e aprire una finestra sui mille significati e valori che la bicicletta può rappresentare: un utile mezzo, una compagna di avventure, un oggetto del desiderio, la nostalgia di una stagione, una sfida vinta o perduta, un pezzo di vita, il simbolo di un’epoca. Così Giuseppe Gammarota, assessore Attività Produttive, per presentare l’iniziativa “Mestieri in Bicicletta-esposizione di bici d’epoca” che si svolgerà nella giornata di domani (dalle 10 alle 22) su corso Vittorio Emanuele (zona Eraclio): «Quando per la prima volta ho visto questo fantastico patrimonio storico, ho subito pensato alla reazione che può avere chi quegli anni li ha vissuti e chi (le generazioni successive) ha bisogno di capire come si poteva fare “impresa” o fornire “servizi” alla collettività, in sella ad una bicicletta che rappresentava quello che oggi è lo studio per visitare o accogliere i clienti, la bottega per lavorare, il laboratorio per creare e sviluppare idee, ecc…. .  ho pensato alla fatica che facevano per raggiungere la propria clientela, alla fatica che facevano per tornare a casa, al rispetto che avevano per il loro unico strumento di lavoro. Io appartengo ad una generazione intermedia e se rifletto, posso descrivere sinteticamente tre momenti che forse trasmettono bene le fasi di questo fantastico strumento di trasporto assolutamente assolutamente nobile, oltre ad essere ecologico. Fase uno, anni 60, ancora si vedevano gli ultimi artigiani che utilizzavano la bicicletta per svolgere la propria professione. Ricordo perfettamente l’arrotino che “urlava” per farsi sentire dalle casalinghe bisognose di molare forbici e coltelli. Così come ricordo cose accadeva quando si bucava e bisognava andare a farsi riparare la “camera d’aria” che veniva immersa in un bacile d’acqua e una volta individuato il buco, veniva rattoppato.  Fase due, il boom economico. andare in bicicletta rappresentava uno stato sociale da cui tutti volevano uscire e tutti volevano passare alla motocicletta e all’auto. Sostituire la bicicletta, con una motoretta, era una dimostrazione che si era protagonisti del progresso.  Fase tre, la bicicletta come status. oggi le biciclette sono un oggetto da possedere. Tecnologiche, di diverse tipologie, sempre più sofisticate e costose.  Per le bici ci sono piste ciclabili, aree dedicate, grandi punti vendita, abbigliamento “dedicato”, centri di assistenza, ecc… Ecco perché questa mostra in pratica, contribuisce a “raccontare” quanto accelerato è stato lo sviluppo sociale, economico, culturale, ecologico di decenni. fermarsi a guardare,  ricordare e raccontare, è quello che consiglio a chi viene a vedere “mestieri in Bicicletta”».