L'On.Aldo Moro inaugura l'Antiquarium

Quarto appuntamento per ‘’Come Eravamo’’, la nuova rubrica di Barletta.news24.city che ripercorrerà pagine importanti della storia di Barletta. Al centro di questa narrazione, la seconda metà degli anni ’40 e gli anni ’50, segnati dalla ricostruzione postbellica, da importanti inaugurazioni come quelle dell’Antiquarium e del Ponte Barbarisco, e dalla ‘’mala edilizia’’.

L’Italia è Repubblica, a Barletta si insediano Alvisi prima e il Fronte Popolare dopo-2 giugno 1946: il referendum più importante nella storia dell’Italia sancì la fine della monarchia e la nascita della Repubblica italiana: Enrico De Nicola fu il primo a ricoprire tale carica.

Isidoro Alvisi

Un risultato non omogeneo nelle varie regioni italiane, con percentuali diverse e in favore della dinastia dei Savoia nel Meridione, ma che aprì una fase nuova per il nostro Paese, segnata dalla centralità dei partiti e dall’incombente contrapposizione tra i due grandi blocchi ideologici che si sarebbero ben presto formati. Da una parte, le potenze occidentali tra cui l’Italia che si raccolsero ideologicamente e militarmente intorno agli Stati Uniti, dall’altra il comunismo dell’Est, la cui leadership fu assunta dall’URSS di Stalin.

Due mesi prima rispetto al referendum, si tennero a Barletta il 7 aprile 1946 le prime elezioni amministrative del dopoguerra. A trionfare fu la Democrazia Cristiana, il ‘’partito stato’’ che avrebbe conquistato la maggioranza relativa alle successive politiche del 1948 e l’avrebbe mantenuta fino allo scoppio del caso Tangentopoli. La DC riportò oltre 13mila voti, mentre il Fronte Popolare(la coalizione formata dai principali partiti di sinistra, PCI e PSI) si fermò a 9mila. Quasi 2mila invece gli elettori per la Concentrazione di Destra. Ad assumere la carica di sindaco della città, a guida di un monocolore democristiano, fu Isidoro Alvisi, in seguito consigliere provinciale e presidente dell’Acquedotto Pugliese dal 1953. In linea con il contesto storico, la città fu colpita dalla disoccupazione e dalle difficoltà per la ripartenza dopo il secondo conflitto mondiale. L’amministrazione si distinse comunque per l’inizio dei lavori del sottovia del ponte Barbarisco(che sarebbe stato poi intitolato ad Alvisi stesso), per l’adeguamento della rete fognaria e per la sistemazione dei giardini del Castello.

Il 1 gennaio del 1948 entrò in vigore la Costituzione, approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre del 1947.  L’anno successivo, l’Italia firmò il Trattato NATO, documento che ufficializzò l’ingresso del ‘’Bel Paese’’ nell’Alleanza Atlantica, passo considerato fondamentale da Stati Uniti e Regno Unito per due motivi. Il primo, la posizione strategica nel Mar Mediterraneo, il secondo, la forte presenza del PCI, il più forte partito comunista d’Occidente. Tornando alla ‘’Città della Disfida’’, nel 1952 si tennero le seconde elezioni amministrative. Questa volta, sorprendentemente, gli 11mila voti racimolati dalla coalizione di sinistra consentirono la formazione di una coalizione socialcomunista guidata dall’esponente del PSI, Giovanni Paparella. Fu un duro colpo per la DC, che arretrò di circa 3mila voti e dovette fare i conti anche con la crescita del MSI, trascinato dalla leadership dell’avvocato Claudio Cecaro. Nella tornata per la seconda legislatura invece, l’elettorato premiò l’ammiraglio Ferdinando Casardi, pluridecorato nella Seconda Guerra Mondiale, che si candidò con il partito scudocrociato.  La giunta Paparella dovette comunque affrontare non pochi problemi, sia per la perdurante crisi economica, sia per le differenze ideologiche e sociali con il governo centrale, poco propenso nell’aiutare una maggioranza frontista.

La costruzione della teleferica chiude il mandato di Paparella, la giunta Palmitessa e la crescita-L’opera più importante, a carico dell’amministrazione Paparella, fu l’edificazione della teleferica, inaugurata nel 1955, in grado di congiungere, al fine di un migliore trasporto del sale, Margherita di Savoia e Barletta.

L’On.Aldo Moro inaugura l’Antiquarium

La teleferica, che costò 1 miliardo delle vecchie lire, era lunga complessivamente 13 km e attraversava il mare per 1500 mt a partire dal Cimitero fino al porto. Verrà poi demolita nel 2000. A Paparella successe un monocolore democristiano, in virtù dell’ottimo risultato ottenuto dalla DC nelle amministrative del 1956. Nella tornata, il PCI riportò 6609 voti e i socialisti 6324 voti. Ad assumere la carica di sindaco fu un giovanissimo Giuseppe Palmitessa, che sarebbe diventato ben presto una delle colonne del partito nella città. Palmitessa riuscì, nel corso del suo mandato, a portare a casa una serie di risultati: sfruttando il trend economico favorevole, l’economia cittadina iniziò a prosperare e la disoccupazione a scendere, mentre furono portate a compimento importanti opere pubbliche come il Ponte Barbarisco e il sottopassaggio di via Canosa. A fiorire furono anche la litoranea di Levante, che cominciò ad animarsi nei mesi estivi, e la cultura, anche grazie ad una proficua stagione di scavi. Fu proprio per questo motivo che, nel 1958, presso il sito di Canne, il sindaco Palmitessa e, l’allora ministro dei Beni Culturali, Aldo Moro, inaugurarono il museo ‘’Antiquarium’’. Il museo, dotato di due sale, accolse parte del materiale archeologico rinvenuto nella località della più celebre battaglia della seconda guerra Punica, soprattutto quello della campagna del Gervasio(degne di note le scoperte di un busto e di una stele di Scipione L’Africano).

La mala edilizia-L’altra faccia della medaglia del boom economico in città fu il malessere nascosto di un certo modo di edificare affrettato e senza regole. Barletta oggi è tra i centri più colpiti dalla speculazione edilizia con un triste bilancio(ultimo dei quali quello del 2011 in via Roma) , cui si aggiunge la messa in salvo di 36 persone nel crollo di via Taddei del 1956. Primo episodio, il disastro di via Magenta del 1952, episodio che viene oggi maggiormente ricordato soprattutto grazie ai contributi del giornalista Nino Vinella e del deceduto sacerdote don Michele Morelli, all’epoca viceparroco di Sant’Agostino. Due piccoli fabbricati addossati l’uno all’altro fra via Galiberti e via D’Andrea(con affaccio su via Magenta) e abitati da povera gente, si sbriciolarono la sera dell’8 dicembre, provocando un frastuono simile a quello di una bomba appena esplosa. Sul posto giunse don Michele Morelli, che si unì ai volontari per scavare tra le macerie e per amministrare l’olio santo dell’estrema unzione per le vittime, che risulteranno essere 17. Nella tragedia, da segnalare l’eroico salvataggio della piccola Angela Dileo, rimasta per circa sei ore sotto le macerie, e ritrovata nonostante le difficoltà per le copiose precipitazioni che si abbatterono quella sera.Il decennio tuttavia, si chiuse con un altro grido nella notte: il drammatico crollo di via Canosa la mattina del 16 settembre del 1959.

Crollo di Barletta del 16 settembre del 1959

L’episodio sconvolse non solo la città, ma l’Italia intera, che manifestò tutta la sua solidarietà a Barletta attraverso la visita del Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi. I primi scricchiolii si avvertirono all’alba di quel maledetto giorno, poi alle 7:30 in punto il maledetto tonfo. In 58 non si sarebbero più risvegliati, uccisi dal crollo della loro casa. Attribuito inizialmente alle vibrazioni del treno che passava a pochi metri, fu in realtà frutto di un’operazione edilizia al limite dell’assurdo. La costruzione di quattro piani infatti, pur moderna per l’epoca, era sorta su fondamenta inconsistenti e con materiale inadeguato, oltre a dotarsi di poco ferro. La scelleratezza umana che costò la vita a 58 concittadini. Sull’area del disastro oggi si erge un nuovo palazzo e nei pressi è stata costruita una strada che ricorda quel 16 settembre del 1959.

 

A cura di Giacomo Colaprice