Un altro applauso all’unisono e che ha contato le mani di una folta platea quello che ieri, 23 giugno, per il secondo appuntamento di Storie, Libri e Cucina in Piazza Marina ha ricolmato di orgoglio protagonisti e organizzatori. Con la concertazione dell’associazione culturale “Piazza Marina” e dell’amministrazione comunale, il pubblico ha potuto conversare con Lucia Papponi, naturalista specializzata in etnobotanica, esperta nel miscelare botanica, fitoalimurgia e antropologia culturale, autrice del libro La cucina verde (Fabbri Editore, pp. 216).

A moderare la presentazione il giornalista de Le Guide di Repubblica Antonino Palumbo e Raffaele Piano, imprenditore nel settore agricolo, in un crocevia di curiosità e dibattiti sulla cucina sostenibile che ha particolarmente coinvolto i partecipanti.

Si parla spesso (e a buona ragione) di ecologia e sostenibilità in riferimento all’ambiente, senza rendersi conto che il cibo è parte consustanziale di quello stesso “universo”: basti pensare, ad esempio, a come la siccità oggigiorno mette in crisi le coltivazioni. La natura insegna e offre, soddisfa il fabbisogno, donando agli esseri viventi tutti gli strumenti non solo per la sopravvivenza, ma anche per il gusto.

Quello di Lucia, dunque, esperta di specie spontanee e fiori eduli, cucina sostenibile e appassionata di foraging (o “andar per erbe”, come lei ama dire), non è soltanto un volano di informazione e divulgazione, ma anche un vero e proprio percorso culinario tra ricette innovative, semplici e nutrienti.

Ogni piatto proposto è suffragato da una scheda tecnica, epesegetica nello spiegare le proprietà organolettiche e i principi nutritivi degli ingredienti utilizzati, per poter gustare un ottimo pasto, attorniati dagli affetti o anche in solitaria, con consapevolezze maggiori.

Eterogenee e impensabili le scoperte che si potrebbero fare in materia di botanica. Lo sapevate, per esempio, che distillando erbe spontanee tipiche dell’arco alpino, e il timo serpillo in particolare (appartenente alla famiglia delle Lamiaceae), si ottiene uno squisito gin aromatico? E che il timo, se sfregato su una puntura di zanzara, può lenire il prurito e procurare sollievo?

Per non parlare poi del ramolaccio, detto anche ravanello nero, appartenente alla famiglia delle Brassicaceae, tipico dei paesi d’oltralpe, che si consuma come un rapanello e che anticamente veniva utilizzato soprattutto nelle stagioni fredde dell’autunno e dell’inverno per preparare zuppe intiepidenti, e che sembrerebbe essere molto appetitoso.

E ancora: rapa cruda assemblata a formaggio ragusano, panzanella croccante (prediletta dall’autrice, che ha voluto svelare la sua preferenza in un “intimo” scambio di segreti col pubblico), carciofo di Gerusalemme, una pianta erbacea che genera fiori gialli, contenente poche calorie, molto nutriente e che può essere impiegata per preparare vellutate o essere cotta come le patate, infondendo un gustoso sapore di carciofo.

Un dialogo diverso, utile, che al fine dell’intrattenimento ha saputo associare anche uno scopo educativo e didascalico, per incentivare la mente alla riflessione e i consumatori a diventare “consum-attori”.

Una serata in cui passione per la cucina e conoscenza delle piante si sono amalgamate mirabilmente, in una “ricetta” irresistibilmente sui generis.

Vi ricordiamo i prossimi incontri:

28 giugno – Goliardia come ingrediente principale per Federico Palmaroli e il suo L’Osho. Carcola che ve sfonno;

 

30 giugno – L’attore Dario Leone omaggerà Giovanni Falcone con l’intenso monologo teatrale Bum ha i piedi bruciati, tratto dal libro Il piccolo Giovanni Falcone;

 

5 luglio – Politica e attualità in piazza con Mario Giordano e il suo libro Tromboni.

A cura di Carol Serafino