«Alla parola ZES dovremmo aggiungere una S affinché nasca una zona economica speciale per strartup nel Mezzogiorno». La proposta arriva dall’assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia, Alessandro Delli Noci, nel corso del nono appuntamento di Hey Sud, un ciclo di talk ideato da Fabio Mazzocca, Sales Responsible South Area Consulting di EY, per generare un confronto sull’economia pugliese fra imprenditori, professionisti e rappresentanti delle istituzioni. L’obiettivo è quello di creare un ecosistema incentivante che possa attirare startup da ogni parte del mondo e, conseguentemente, fondi di investimento privati che aprano al mondo.

«La Puglia – ha continuato Delli Noci – si conferma terra di grandi talenti. Siamo l’unica regione italiana che prova ad interrogare il mercato e che vuole raddoppiare i fondi europei per supportare le imprese e accompagnarle nel percorso di crescita. Noi dobbiamo fornire gli ingredienti ma loro, gli startupper, sono gli chef». La proposta dell’assessore di guardare ad una Puglia che faccia da pioniera in un Mezzogiorno inteso come hub dell’innovazione è stata colta positivamente dal senatore Francesco Boccia, fondatore di DigithOn, presente al tavolo di confronto. «È una proposta intelligente. Queste cose funzionano quando le sperimenti. Lo stesso DigithOn è nato per creare un luogo fisico che consenta a personalità di farsi ascoltare dagli investitori. Il nostro obiettivo è far sì che imprese come EY possano continuare a investire in Puglia e fare accordi con le nostre eccellenze. Bari ha già fatto il salto da l punto di vista delle infrastrutture, ora si tratta di rendere la Puglia il luogo di contaminazione tra ricerca, innovazione e qualità di vita. Il potenziale è altissimo».

La Puglia è tra le prime in Italia per numero di startup innovative, così come la città metropolitana di Bari è ai primi posti nella classifica nazionale per quelle tecnologiche. Ci sono startup nate in Puglia che in meno di dieci anni sono diventate aziende leader nel mercato di riferimento, una sorta di “scalup”. In tanti hanno contribuito a questo fenomeno, ma uno dei merito va senza dubbio al Politecnico di Bari che è stato un importante acceleratore per la nascita delle startup. «Quello che siamo riusciti a fare – ha spiegato Eugenio Di Sciascio, vice sindaco Comune di Bari e ex rettore del Politecnico – è stato sfruttare il nostro petrolio, e cioè il capitale umano. Negli ultimi anni ho visto molta più voglia di osare, un cambiamento culturale che prima non c’era. In passato se uno studente aveva obiettivi diversi da lavorare in azienda doveva andar via dalla Puglia. Il fatto che adesso lo si possa fare a Bari, in Puglia, è una notizia. Per me è un passaggio epocale». Ci sono startup nate in Puglia che in meno di dieci anni sono diventate aziende leader nel mercato di riferimento, una sorta di “scalup”. È il caso di Aulab e Weshort. «Il territorio pugliese – ha detto Davide Neve, CEO e co-fondatore di Aulab – esprime un grande potenziale per la nascita di nuove imprese grazie ad una comunità imprenditoriale in crescita e parallelamente alla presenza di talenti con elevate competenze. Per questo è urgente continuare ad investire nella formazione». Della stessa idea è Alessandro Loprieno, CEO Weshort, che aggiunge che «sarebbe interessante istituzionalizzare la figura del mentoring, l’imprenditore o manager che possa offrire il knowhow ai giovani. Per me è stato fondamentale, serve una fase di consulenza alla crescita»­.

Ma ciò che attrae nuove giovani idee e incuriosisce i giganti che poi vengono ad investire in Puglia è la vitalità imprenditoriale. È il caso di EY che, nel 2019, ha aperto il suo compentence center a Bari con la previsione iniziale di 200 assunzioni. «Adesso abbiamo superato i 600 dipendenti e continuiamo a crescere» ha detto Claudio Meucci, EY Consulting Market Leader. «L’intuizione, che poi si è rivelata vincente, è stata investire in Puglia, territorio scelto per l’avvio di progetti di investimento e di assunzione di professionisti al servizio dei mercati europei. EY non affianca solo i “giganti” ma segue anche il percorso di giovani imprese che non hanno capitali enormi e alle quali forniamo ciò che occorre per lanciarsi nei mercati nazionali e internazionali».