«Cosa gli costa aiutarmi? Anch’io lavoro, però quando torno a casa pulisco, stiro e
preparo. Io non chiedo tanto, solo un po’ di collaborazione». Guardo Anna, è stanca, ha il volto segnato dalla fatica, e penso che abbia ragione da vendere. È il patriarcato, ripetono alla tv.

«Lui pensa che se mi aiuta è meno uomo, che queste cose sono per le donne».
Immaginavo di aprire Parole chiare con un termine rivelatore, uno di quelli che ti
squarcia il velo sull’autentico significato della vita, come resilienza -che in tanti
hanno scritto sulla pelle, a imperitura memoria, che siamo programmati per la
sopravvivenza- e invece dobbiamo fare i conti con qualcosa di molto più prosaico.
Perché, il più delle volte, la sostanza dobbiamo ricercarla nel quotidiano, tra gli
impegni e le scadenze di fine mese. E se le parole possono venirci in soccorso,
allora questa parola è per Anna e per tutte quelle persone che avrebbero bisogno di
qualcuno a fianco nella battaglia.

Collaborazione reclama a gran voce chi è stanco di portare il peso del bagaglio in
solitudine, che a tenerlo in due si fa meno fatica. Dal latino tardo, collabōrare nasce
dall’unione di due parole: dal prefisso co(n), che a inizio di parola ci ricorda che
alcune cose si fanno ‘insieme’, e da laborāre, formazione latina di origine
indoeuropea che ci riporta immediatamente a labor che vuol dire ‘faticare, lavorare’.
Il lavoro faticoso, che fa sudare la fronte e piegare le gambe, ci conduce alle nostre
origini, e nelle altre lingue romanze, nostre sorelle, ne troviamo traccia: lo spagnolo
labrar, il portoghese lavrar, il catalano llaurar e il sardo laorare hanno tutti il
significato di ‘arare’. Quanto fosse importante coltivare lo sapevano bene i nostri
discendenti romanzi, che si sono specializzati in primo luogo nel lavoro dei campi,
fonte primaria di sopravvivenza: solo se semini, solo se curi, vivi.

Coltiviamo insieme questo pezzo di mondo, amore mio, che se ti suda la fronte io
l’asciugherò. Coltiviamolo insieme, oggi più che mai, che non si è meno uomini a tendere la mano.

Chi è Chiara Fiorella:
Chiara Fiorella, insegnante e copywriter, è laureata in Filologia moderna all’Università degli studi di Bari, Aldo Moro. Docente di Lettere presso la Scuola Superiore II grado.