«La lotta di classe in questo Paese è scomparsa dai radar della politica – questa la riflessione di Angelo Dileo per il Collettivo EXIT, sulla ‘potatura’ degli ulivi presso l’ex cartiera di cui vi avevamo dato notizia –  mentre viene  portata avanti con successo dalla classe padronale. Una classe padronale che non solo si arricchisce sullo sfruttamento e sulla precarizzazione dei lavoratori, ma anche mettendo a profitto il nostro territorio,  l’ambiente in cui viviamo e le stesse nostre esistenze. Il conflitto classico mai sopito tra capitale e lavoro è sempre più accompagnato da un conflitto devastante tra capitale e ambiente, che sta facendo sprofondare le nostre città in una crisi ecologica irreversibile.

Barletta si inscrive benissimo in questo scenario dove tra cementificazione selvaggia,  inquinamento e devastazione ambientale ormai non ci facciamo mancare nulla. Un biglietto da visita poco invidiabile per chi si erge a classe dirigente e motore di un fantomatico sviluppo del territorio che non esiste e forse non è mai esistito. Per questo la strage di ulivi all’interno dell’ex cartiera è in perfetta sintonia con quello che sta avvenendo da molti anni, dove il potere economico in combutta con la classe politica rimodella il territorio in base ai propri interessi. Meravigliarsi di questo ennesimo scempio ambientale significa non aver capito nulla di quello che avviene nella nostra città e soprattutto di non aver capito di che pasta è fatta una certa classe imprenditoriale barlettana. L’abbattimento selvaggio degli ulivi è un messaggio alla popolazione, una prova generale per preparare la città ai nuovi piani (che sanno tanto di vecchio) speculativi di chi ha tutto l’interesse a promuovere una nuova colata di cemento a pochi metri dal mare. Senza dimenticare che nuove costruzioni stanno nascendo come funghi nella zona industriale e che nel breve periodo potremmo addirittura veder sorgere palazzi sul terreno adiacente lo stabilimento della Timac. La sospensione dei “lavori” da parte della polizia municipale dopo che gli ulivi sono stati abbattuti è il modo con cui le istituzioni cercano di recuperare un po’ di autorevolezza al cospetto di un potere economico sempre più libero di dettare i tempi e i modi per imporre la propria visione. Ma è un intervento che sa tanto di presa per i fondelli, visto che le istituzioni non sono capaci neanche di individuare i responsabili dell’inquinamento della falda nella zona industriale.  L’agenda politica di questa amministrazione e dell’intera classe politica – conclude Dileo – coincide molto spesso con quella di una classe padronale che non ha una visione collettiva di crescita del territorio, ma guarda ai profitti che si possono generare nell’immediato».