21 punti dopo 18 partite di campionato. Un rendimento che vale, al momento, un posto nella griglia playout per il mantenimento della Serie D. La stagione del Barletta, iniziata in pompa magna con le promesse subito disilluse di un torneo di vertice, rischia di diventare un vero e proprio incubo. La squadra, con il bruciante ko interno contro la Paganese, ha racimolato il secondo stop consecutivo, il quarto di fila tra le mura amiche dopo lo 0-2 con l’Altamura, il pesante 2-5 con il Martina e il ko interno contro l’Angri.

A destare maggiore preoccupazione, tuttavia, non è l’attuale posizione, visti i tanti punti a disposizione e un girone praticamente ancora da giocare, ma l’atteggiamento messo in campo dal Barletta. La squadra sembra infatti ancor priva di un’identità ben precisa, a tratti confusionaria nelle scelte e con diversi limiti in organico non colmati con la sessione invernale. Un centrocampo che, nell’impegno contro la formazione azzurrostellata, non è sembrato avere un passo diverso, nonostante l’arrivo di Basanisi e la partenza di Marconato siano stati pensati proprio per dare maggiore dinamismo alla squadra. La mezz’ala nativa di Canosa necessita comunque di tempo per inserirsi nei rodaggi, ma restano perplessità sull’impiego a sorpresa di Bramati: da partente quasi certo a capitano della squadra scesa in campo domenica scorsa. In tribuna invece Cafagna, che nelle caratteristiche avrebbe potuto interpretare con maggiore rapidità quel ruolo, dando possibilità al Barletta, citando testualmente Bitetto, di ”correre e rincorrere”.

Ancora fatica per il reparto avanzato, pericoloso solamente con una conclusione di Diaz ad inizio ripresa. Ha pesato sicuramente l’assenza di La Monica nel dare numericamente al tecnico barese una soluzione, ma, per una squadra che deve salvarsi, è stato davvero troppo poco quanto prodotto nel corso della sfida con i campani.

Un aspetto importante è inoltre quello della leadership: al Barletta manca infatti un giocatore che a livello tecnico sia in grado di fare la differenza da un momento all’altro, oltre a caricarsi la squadra nei momenti di difficoltà. Il classico elemento che possa togliere ”le castagne dal fuoco” quando le cose non vanno bene e che possa alzare il livello qualitativo di tutta la squadra. Una carenza che Schelotto, il più esperto e titolato nella rosa, non è riuscito a colmare, ma a cui a questo punto tutta la squadra deve riuscire a sopperire individuando almeno due/tre punti di riferimento sul rettangolo di gioco in termini di carisma. In tal senso, il colloquio a fine gara tra la tifoseria organizzata con Andrea Lobosco (mvp della partita ndr) e il capocannoniere Tato Diaz può essere significativo da questo punto di vista: un’investitura necessaria per dare una scossa a una squadra dalle pochissime certezze. Intanto, però, la classifica se da una parte deve fare paura, deve, dall’altra, chiamare il Barletta a fare punti in due scontri diretti importanti lontani dalle mura amiche, a partire dalla trasferta di Santa Maria di Castellabbate con il Santa Maria Cilento.

A cura di Giacomo Colaprice

Foto di Sergio Porcelli