Da un lato l’indignazione popolare, dall’altro l’iter condotto, spiegano dalla Polizia locale, con “le autorizzazioni del caso”. Nel mezzo, un altro elemento poco considerato: il degrado e l’incuria, ossia i genitori di quella nebulosa che avvolge i due metri che separano l’asfalto stradale di via Trani, una delle arterie maggiormente trafficate in uscita e in entrata a Barletta per quanto concerne auto e moto, dall’area abbandonata della ex cartiera, dismessa di fatto dal 1991.  Il recente abbattimento degli ulivi della zona, avvenuto un mese fa e finito sotto la lente d’ingrandimento del Comando Carabinieri Forestali di Bari, dei quali è attesa la relazione finale, ha riportato alla luce l’alone di interrogativi che circonda un’area di ben 50 ettari alle porte della Città della Disfida, da tempo abbandonata al proprio destino. Occorrerà accertare se il trattamento curativo sia configurabile come un abbattimento o meno, e quindi capire se l’intervento tocca anche l’ambito penale o solo quello amministrativo (con una multa comminabile nel secondo caso).

Stando alla perizia del perito agrario della proprietà nella quale si sosteneva che gli interventi sugli alberi di ulivo erano motivati dal «deperimento delle piante tale da renderle quasi secche, facilmente infiammabili e poco resistenti all’azione dei venti» e alla relazione del perito della ditta incaricata di eseguire interventi definiti di «potatura straordinaria detta di riforma o di ringiovanimento», le polemiche sul “taglio selvaggio” si erano placate. Resta però viva l’emergenza, che tocca quanti-tra automobilisti e ciclisti- ogni giorno percorrono via Trani affiancando il pericolo: la barriera jersey, malandata e sconnessa, non è sufficiente, e gli avallamenti a bordo strada “ospitano” rifiuti di ogni genere, da bottiglie di birra a sacchi lanciati da qualche incapace che non accetta il concetto di  raccolta differenziata. Per invertire marcia non può essere sufficiente una “potatura di riforma”, fatta per salvaguardare gli alberi, come quella realizzata nei terreni dell’ex cartiera, ma una seria riflessione sul tema. Intanto, la cordata di imprenditori che è proprietaria del lotto si è rivolta al Consiglio di Stato dopo che il Comune ha negato l’ok all’edificazione di strutture alberghiere nella zona, perché secondo il piano urbanistico l’area è destinata ad esclusiva vocazione industriale. “Industria turistica” ribattono i quattro soci. Nel mezzo, via Trani resta terra di confine: o di confino, dei desideri di rilancio di cittadini, ambientalisti e imprenditori. Che, per ora, vivono tutti infelici e scontenti.