- DANIELE CRUCIANI@OLYCOM, daniele_cruciani_flaviobriatore_00006

«Ha scritto qualcuno “che il talk show regionale sulle idee di Flavio Briatore in campo turistico ha acceso e continua ad accendere gli animi più di un congresso di partito”. Tuttavia, pur tra mille difficoltà, l’offerta turistica, cioè il brand Twiga nel Salento da lui creata e destinata ai paperoni del pianeta, si propone  (secondo lo stesso Briatore), come la forma più credibile per la tutela dell’ambiente? Tra ricconi e pauperistici, tale proposta sarebbe unica? O vi sono altre proposte, magari riqualificando le l’arredo marinaro delle coste, aree portuali e lidi balneari delle città marittime e marinare di Puglia?». Prende il via così una riflessione di Nicola Palmitessa del Centro studi La Cittadella Innova.

«D’altro lato, con quali carte di credito ambientali e culturali potremmo presentare agli investitori il mare e il territorio del resto della Puglia e delle città di Barletta e provincia Bat? Due sono quindi i pilastri su cui si baserebbe un sano ragionamento: quello culturale e quello di attrazione degli investimenti. Quello culturale vede i 900 km delle coste cittadine come immerse in un deserto di “non luoghi” ossia deprivati di senso comune e di spiccate eccellenza, di segni e simbologie e identità di richiamo culturale delle stesse identità naturali, civili e antropologiche. Un tempo così non era. Ancora oggi, pur con le dovute eccezioni, le belle città marittime di Puglia a confronto con le otto città marinare (Venezia, Genova Pisa, Amalfi e Ancona, Gaeta, Noli e Ragusa), sono come trascurate zitelle che nessun principe vorrebbe avvicinarsi. Ma in Puglia questi smarrimenti cittadini – come nutriti da costanti vuoti di memoria (forse perché ogni comune marcia per conto suo) -, sono stati (da qualche decennio) in parte compensati da non pochi lavori sulle identità marinare di ordine storico-culturali delle città di Puglia e di Barletta. Lavori storici e storiografici già avviati tra ‘800-‘900 ed ora completati, promossi e divulgati anche se a grandi fatiche e penuria dimezzi. L’attuale sindaco di Barletta Pasquale Cascella non ha mancato, anche a nome dell’Amministrazione, di dichiarare il riconoscimento storico-identitario di Barletta Città Marinara. Come però implementare concreti richiami a tale grande risorsa identitaria Barlettana e di alcune città pugliesi, se l’assessore al ramo ignora proposte progettuali a lui delegati dallo stesso Sindaco? Chi potrebbe occuparsi di attrarre adeguati investimenti per un turismo e diportistica intelligente?»

«Poniamo che Briatore, o chi per lui -aggiunge Palmitessa- volesse fare suo il brand proposto e proposto dal sottoscritto: “Barletta città marinara”. Quali immediati e macroscopici ostacoli incontrerebbe? Quali ‘grossolane’ obbiezioni declamerebbe? E’ presto detto. Cosa vorrebbe il Comune di Andria in cambio di un impianto di depuratore decente affinché non scarichi i propri liquami nel mare di Barletta?”. E’ chiaro che l’interrogativo andrebbe indirizzato ai sindaci delle nostre città, ancora attardati nel chiedersi se rianimare o no il vecchio Patto Territoriale. Cultura e attrazione degli investitori, sono dunque un binomio vincente per risanare l’ambiente e il turismo sul territorio. Ma non delegabile ad assessori nostrani. Troppo ‘poveri’ in termini di attrezzi culturali e di adeguate competenze, per comprenderne la vera portata in gioco. Il senso di alta responsabilità attende di essere compresa con coraggio. Infatti, dalle origini degli Stati Preunitari all’attuale mondo globalizzato, l’altro sinonimo di città italiane, o meglio di “città e repubbliche marinare” è stato (e tuttora lo è ancora) quello del made in Italy. Gli investitori lo sanno. Le istituzioni non sempre. Forse perché la filosofia prevalente rimarrà quella del non far nulla? Che fattibile interesse avrebbe un investitore privato nel promuovere un primo e decoroso arredo urbano e marinaro delle nostre città con territori devastati dalle industrie e da inerzia delle nostre istituzioni? Non è forse vero che per fare grande una città o una terra bisogna ripartire dal mare e dalla vivibilità di senso delle sue coste e dei suoi porti marittimi? La bellezza non è tale solo se ha una propria memoria ben conservata e raccontata anche nei suoi segni esteriori di una vita che ha tracciato i segni di autentiche civiltà?»