“Anoressia e bulimia sono oggi le prime cause di morte, dopo gli incidenti stradali, tra gli adolescenti”. È così che si presenta con il suo spot la Onlus Never Give Up, che si occupa proprio di questi disturbi alimentari. La campagna vede protagonista l’attrice Aurora Ruffino, ricordata sicuramente da molti ragazzi nelle vesti di Cris Valli, diciottenne ricoverata per anoressia nell’ospedale della serie “Braccialetti rossi”. Ed è con la proiezione di questo spot che è cominciato l’incontro con Stefania Sinesi, psicologa, psicoterapeuta, fondatrice, presidente e responsabile scientifico di Never Give Up, ha tenuto nella Sala Rossa del castello di Barletta giovedì 17 novembre.

Al centro del dialogo il libro dal titolo “Oltre la punta dell’iceberg”, scritto dalla dottoressa Sinesi. Un evento, quello di Barletta, fortemente voluto dal Rotaract Club e dal rispettivo presidente Tommaso Capasso, che hanno sottolineato quanto questa tematica sia sempre più attuale e diffusa fra i giovani, ma nello stesso tempo ancora molto sottovalutata.  Già la visione del video-spot ha destato l’attenzione di un pubblico non omogeneo: tutti incollati alle sedie della Sala Rossa e ugualmente coinvolti in una tematica che probabilmente interessa ogni fascia di età nella stessa misura. Ma il coinvolgimento, oltre che all’età anagrafica, si estende anche a tutti gli ambienti educativi frequentati dall’individuo che presenta il disturbo. Come ha sottolineato l’autrice infatti, giocano un ruolo fondamentale non soltanto una società che propone sempre di più un modello di bellezza intesa esclusivamente come magrezza, ma anche gli amici, la scuola, la famiglia e tutte quelle relazioni che il soggetto va a stabilire.

Spesso è proprio la categoria degli amici, registra la Sinesi, quella che si è rivolta a Never Give Up per capire come sia meglio comportarsi in queste situazioni. Non meno importante è l’ambiente scolastico. La psicoterapeuta nota che di frequente negli interventi della scuola si parla esclusivamente di mere definizioni di anoressia e bulimia, che vanno ad aumentare i rischi anziché arginarli. L’ideale, secondo la Sinesi, sarebbero invece incontri mirati all’accettazione del proprio corpo. Ruolo primario però, viene ricoperto dai genitori. Il problema dei genitori in molti casi, come ha ammonito l’assessore alla cultura Oronzo Cilli, padre di due figli di 13 e 9 anni, è proprio trovare gli strumenti adeguati affinché si riesca a capire in tempo ciò che sta succedendo. Un genitore è portato non ad escludere il disturbo, ma a pensare che non possa accadere ai propri figli.

Rappresentativo di questo rapporto, a volte conflittuale. figli-genitori, è uno dei casi clinici riportati nel libro dalla presidente della Onlus. Il protagonista si chiama Carlo, soffre di bulimia e autolesionismo e lancia un grido silenzioso alla propria famiglia: lascia in casa dei fazzolettini sporchi di sangue. La mamma di Carlo dice che avrebbe preferito una malattia fisica ad un disturbo psichico, a causa di una concezione errata secondo la quale in passato si riteneva che l’origine del problema fosse esclusivamente da rinvenire nella figura genitoriale. Quello dei disturbi alimentari è dunque chiaramente un fenomeno attualissimo, che si può nascondere dietro qualsiasi angolo e sfaccettatura della vita delle persone, dal lavoro a un semplice hobby, ed è arrivato a toccare persino lo sport. Esemplare il caso dell’Accademia Internazionale di Ginnastica Ritmica di Desio, dove le ginnaste sono state sottoposte ad una dieta eccessivamente severa. Anche in questo caso essenziale è la funzione rivestita dai genitori, che non devono avere aspettative troppo alte, né sovraccaricare eccessivamente i figli dell’esigenza di essere sempre i migliori.

Questi disturbi psichici, conclude l’autrice, proprio in virtù della loro complessità, se non trattati approfonditamente nella “parte sommersa dell’iceberg”, fatta di emozioni e vissuti traumatici, possono andare incontro ad una riproposizione durante il ciclo di vita, soprattutto nei momenti più stressanti. La psicologa chiude inoltre l’incontro evidenziando la grandissima importanza rivestita da quello che per molti è sentito come un vero e proprio “atto di coraggio”: la richiesta di aiuto. “Ragazzi non abbiate paura di chiedere aiuto – il suo appello a tutti coloro che si trovano in difficoltà – dai disturbi alimentari si può guarire, è necessario però chiedere aiuto e farlo tempestivamente. Never Give Up”.

 

A cura di Francesca Caputo